Cosa abbiamo imparato in oltre un anno di Covid-19? Ci piacerebbe scrivere questo articolo con lo stesso spirito che si ha il 1° gennaio quando si srotola la pergamena dei buoni propositi sapendo che l’anno appena passato è definitivamente alle nostre spalle. Chiuso. Archiviato. Adieu.

Invece siamo ancora in balia di un virus che, pur di stare con noi, chiama al suo cospetto plotoni di rinforzi – le cosiddette varianti – arrivati da tutte le parti del Mondo – India, Brasile, Londra….- a supporto di un piano decisamente diabolico.

E mentre TG, giornali e hashtag Delta (no, purtroppo non si tratta della compagnia area) ci ricordano che la battaglia non è ancora vinta, eccoci qui a scrivere un articolo in pieno spirito resiliente: cosa abbiamo imparato nel corso di questi 14 mesi?

Che cosa abbiamo imparato in un anno di Covid

Proviamo a stilare una serie di insegnamenti e di nuove consapevolezze raggiunte in questi mesi in balia di una pandemia che ha ridisegnato la normalità e le abitudini dei cittadini di tutto il Mondo.

L’importanza della resilienza

La resilienza è la capacità di adattarsi ai cambiamenti, affrontando le situazioni della vita – anche le più negative – cercando di non subirle, ma di utilizzarle come un’opportunità di crescita e di apprendimento (se vuoi approfondire il significato del termine ti invitiamo a leggere il nostro articolo: cosa significa resilienza).

Il Covid-19 ci ha messo in una condizione di iper-stimolazione su più fronti: dal cambiamento radicale delle nostre abitudini, dall’ineluttabile accettazione delle drammatiche conseguenze della pandemia (stare lontani dai propri affetti, elevato numero di malati e decessi, stravolgimento della propria vita), passando per un senso costante di incertezza sul futuro legato a numeri, dati e decisioni prese da persone come noi, sebbene al potere.

Essere resilienti oggi significa non farsi piegare da una situazione che purtroppo sfugge al nostro controllo: una pandemia non è qualcosa che possiamo gestire personalmente. Ma anche nella drammaticità della situazione, siamo chiamati a trovare la lezione, la nostra personale lezione. I punti successivi di questo articolo potranno aiutarti in questo senso.

I piani possono cambiare, anche drasticamente

Febbraio 2020: finalmente, dopo anni di sacrifici (e burocrazia) hai aperto il tuo ristorante sul mare. Le cose partono bene, hai creato un bel passaparola e già immagini il movimento che ci sarà in Primavera quando potrai sfruttare anche la terrazza. Le ali dei tuoi sogni non hanno nemmeno fatto in tempo a solcare il cielo, che vengono tarpate da una pandemia. Tiri giù la saracinesca. E anche il tuo umore è a terra. In Estate vedi la luce fuori dal tunnel, ti adoperi per essere in regola con le misure imposte dal Governo per impedire la diffusione del virus, ma i tuoi sforzi – ancora una volta – hanno vita breve. Riabbassi la saracinesca. La riapri poco dopo. E la riabbassi, forse per sempre. 

Questo non è un semplice esempio: è ed è stata la realtà di tantissime persone lì fuori. Il Covid-19 ci ha ricordato che i piani, anche se sono quelli di una vita, possono essere stravolti a tal punto da richiedere un piano B anche totalmente diverso dal primo. Questo virus ci ha anche insegnato che possiamo comunque farcela. L’importante è sempre avere la prontezza e la forza di cambiare, di adattarsi.

Nulla è per sempre

É nella riluttanza che abbiamo nell’accettare il cambiamento che spesso risiede la nostra sofferenza. Nella filosofia buddhista si parla molto del concetto di impermanenza, ossia che tutto è soggetto ad un cambiamento continuo. Nulla resta identico, nemmeno i fiori finti che abbiamo nel vaso.

Il Covid-19 ci ha costretti ad un cambiamento sotto, praticamente, ogni punto di vista. Spesso la nostra sofferenza – escludendo gli aspetti più drammatici della pandemia – è stata figlia della consapevolezza che un ritorno alla nostra vita di sempre, sarebbe stato difficile e dalle tempistiche incerte. Se continuiamo sempre a guardare nel passato e a rapportarlo al presente, siamo destinati a soffrire. 

Impariamo quindi a non legarci alle situazioni (così come alle persone, ai sentimenti, alle abitudini…) ma ad apprezzarle nel momento in cui ne facciamo esperienza diretta, senza avere la pretesa che saranno sempre belle ed indimenticabili allo stesso modo. Accettare che tutto cambia (spesso in meglio!) ci protegge da una sofferenza inutile e poco costruttiva.

Treat people with kindness

Treat People With Kindness: te lo diciamo in inglese perché è una frase che avrai sicuramente letto nelle bio di tanti utenti sui social, nelle didascalie, nelle storie, nonché sul merch di Harry Styles, artista che ha fatto di questa frase praticamente uno stile di vita.

Chi sposa questa missione – trattare le persone con gentilezza (questa la traduzione) – s’impegna a relazionarsi con gli altri (sconosciuti e non) tenendo ben presente che parole, gesti e atteggiamenti possono impattare negativamente sulla vita e l’umore degli altri. Questo non significa che se litighiamo con qualcuno o rispondiamo male, siamo delle cattive persone, ma che anche in quelle circostanze dobbiamo cercare di contenere – per esempio – la nostra rabbia, la nostra frustrazione, la nostra delusione oppure riuscire quanto prima a ristabilire un equilibrio con l’altra persona in modo tale che i toni si stemperino.

Perché parliamo di questo in relazione al Covid-19? Purtroppo per uno degli aspetti più drammatici di questa pandemia: il coronavirus non ha permesso a tutti di dare l’ultimo saluto a chi se ne stava andando. Questa situazione ci ha ricordato – nel modo peggiore possibile – che non sempre ci viene data una seconda possibilità.

E con questo non vogliamo  far sentire in colpa chi ha litigato con qualcuno che purtroppo ora non c’è più, perché le discussioni, i confronti animati fanno parte della vita e delle relazioni. Quello che ci ha ricordato il Covid-19 è che non ha senso rimandare: se volete bene ad una persona, fateglielo sapere. Passate del tempo con chi amate, quando litigate non offendete, ma restate sempre “in argomento” senza sminuire l’altra persona, anche se vi ha fatto molto male. Siate superiori a certe dinamiche.

E se scrivete Treat People With Kindness sui vostro social, assicuratevi di farlo sul serio.