Ex militari, medici, veterinari, civili, sono migliaia le persone che sono partite o stanno partendo per l’Ucraina per prestare aiuto. Chi si unisce ai soldati nel combattimento, chi si occupa di aiutare la popolazione portando rifornimenti, chi ancora si dedica al salvataggio e alla cura degli animali vittime della guerra.

Da quando è iniziata l’invasione russa l’Ucraina è attualmente sotto attacco, vittima di bombardamenti, missili e rappresaglie. L’esercito ucraino è impegnato nella difesa, mentre la popolazione è costretta a fuggire per cercare rifugio all’estero, o a vivere in bunker e rifugi per salvarsi dalle esplosioni.

In questa situazione di estrema difficoltà sono veramente tantissime le persone che dall’estero hanno deciso di prestare il proprio aiuto in prima linea e hanno raggiunto l’Ucraina, molti di questi per unirsi all’esercito.

I primi volontari della Legione Internazionale di Difesa Territoriale dell’Ucraina sono già in posizione alla periferia di Kiev. Volontari provenienti da Stati Uniti, Gran Bretagna, Svezia, Lituania, Messico e persino India.

Scrive l’account twitter ufficiale dell’armata ucraina, pubblicando una foto di alcuni di questi combattenti.

Secondo quanto dichiarato dal presidente ucraino Zelenskyj “sono almeno 16mila gli stranieri pronti a unirsi alle forze dell’Ucraina contro l’aggressione russa”, e tanti di questi sono già arrivati nel Paese.

Ma perché questi uomini partono per andare a combattere? Chi sono?

La maggior parte sono ragazzi di origine ucraina, immigrati di seconda generazione che si sentono ancora legati al loro paese. Un carpentiere ventiseienne di New York, Vayk Didyk, ha dichiarato ai microfoni della CNN:

“Questa è la nostra madrepatria. Non potevamo rimanere alle nostre comode vite in America e guardare cosa sta succedendo lì. Non torno in Ucraina da quattro anni, ma non è stata una scelta. Dovevo venire e aiutare il mio paese”

Tanti sono anche inglesi, americani, italiani, spinti da un forte senso del dovere e dal desiderio di difendere la democrazia e il Paese in difficoltà. Il costruttore inglese ventinovenne Jake Dale ha detto:

“Appena ho sentito la sua chiamata, mi ha fatto pensare che avesse bisogno di aiuto. Penso sia una causa per cui valga la pena rischiare la vita, e la mia fidanzata la pensa anche così. Ovviamente ne soffre, come ogni altro ne soffrirebbe, ma mi supporta poichè lo vede come un modo per aiutare.

È come se fosse un attacco all’Europa, se non fermi la guerra lì, probabilmente si diffonderà”

Dax, un ventiseienne veterano dell’esercito americano, ha invece asserito:

“Mi sento in colpa a non andare”

Bryson Woolsey, cuoco canadese di 33 anni:

“Mi sentivo come se dovessi fare qualcosa”

Ad Austin, Texas, uno sviluppatore di software di 25 anni:

“Se vogliono difendere la democrazia, allora penso che quelli che beneficiano di una società democratica abbiano il dovere di supportarli. Non lo dirò ai miei genitori finché non arriverò all’aeroporto.

Ancora Tai B., 23 anni, studente di giornalismo a New York:

“Non sto cercando di essere un martire, voglio solo finalmente fare qualcosa di giusto.

Anche dall’Italia sono tantissimi a voler partire, come testimonia anche il Corriere del Veneto, che riporta che agli uffici di rappresentanza di Padova si sono presentati tantissimi giovani veneti che chiedevano come poter fare per partire e andare a combattere.

“Sono soprattutto giovani di 18-20 anni che vivono tra Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige, ma non mancano adulti di 30 o 40 anni” spiega il consolato.

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