Gli utenti dei principali social, Instagram in primis, stanno dimostrando la propria solidarietà al popolo del Sudan utilizzando, come immagine predefinita dei profili, una foto di colore blu.

La mobilitazione social – iniziata in risposta al massacro del 3 giugno che ha portato alla morte centinaia di persone – è tutt’ora in corso.

Se ti stai chiedendo perché tanti utenti hanno uno sfondo azzurro come immagine profilo, è perché stanno dimostrando il loro supporto al Sudan.

Lo sfondo azzurro come foto profilo

Questo il messaggio pubblicato dall’attivista Remaz Mahgoub Khalaleyal sul suo profilo Instagram @reresolve_:

“This is an effort to raise awareness as we the Sudanese diaspora are the only voice left. The internet has been completely turned off in Sudan, the government has shut it down in order to conceal its massacres and crimes against civilians. Please change your profile photo and let the world know what is happening. We cannot be silenced. United we stand, divided we fall. Our strength is in our unity”.

https://www.instagram.com/p/BykhOmJnBgH/

Cosa sta succedendo in Sudan?

La crisi in Sudan è cominciata a dicembre 2018 quando Al Bashir, al potere da 30 anni, aveva varato misure di austerità per arginare la drammatica crisi economica. Dopo mesi e mesi di manifestazioni, migliaia di persone, il 6 aprile hanno occupato l’area intorno al quartier generale dell’esercito.

L’11 aprile 2019 un colpo di stato ha portato al potere il nuovo governo della giunta militare guidato dal generale Abdel Fattah Abdelrahman Burhan.

Dopo trent’anni di dittatura, l’idea che in Sudan si potesse aprire una nuova era all’insegna della democrazia, è sfumata in fretta.

Il Consiglio Militare Transitorio, oggi al potere, sta perpetuando da mesi una vera e propria carneficina di civili, scesi in piazza per lottare affinché vengano mantenute le promesse iniziali: ovvero che il Paese venga affidato ad una delegazione mista composta da militari e da civili. Lo scopo è quello di arrivare alle elezioni, con un piano triennale, che porti il Paese alla democrazia.

Richieste che il Consiglio Militare Transitorio ha rifiutato con atti di violenza e brutalità, colmati il 3 giugno con spari alla folla in manifestazione e provocando la morte di “almeno 19 bambini” come denunciato da Unicef.