Juan Solanas, regista di “Upside Down” al cinema dal 28 Febbraio, racconta come è stato possibile ricreare l’effetto di due Mondi collocati esattamente uno sopra l’altro.

La pellicola con Kirsten Dunst e Jim Sturgess, racconta proprio la co-esistenza di queste due Realtà tanto vicine, quanto irraggiungibili.

>> UPSIDE DOWN: TRAILER E SINOSSI

E’ infatti vietato, agli abitanti dei due Mondi, interagire, pena la violazione della legge Universale. Cosa succede però se un uomo – Adam – del Mondo di sotto e una donna – Eden – di quello di sopra, s’innamorano?

Di seguito una clip di 5 minuti che vi porta sul set di “Upside Down” e l’interessante risposta del regista, Juan Solanas, che ci spiega la tecnica utilizzata per questo epico film!

Ci tenevo a mostrare un mondo in cui le persone che si trovano “in piedi” sul soffitto si rivolgono ad altre persone che sono “in piedi” sul suolo (e viceversa), senza dover ricorrere alla fatidica palla da ping-pong con la quale un attore deve provare a recitare (con un interlocutore immaginario), dando però l’impressione di essere sempre un po’ falso…

È così che mi è venuta l’idea del dispositivo “master slave”: un Dolly interamente computerizzato, con una testa morbida, anch’essa computerizzata, collegata ad un computer che trasmette in tempo reale le coordinate del movimento ad un’altra macchina da presa, fissata su un Motion Control (macchina da presa su braccia robotizzate).

Ciò permette di girare con due mezze scenografie e due macchine da presa con un solo e medesimo movimento di macchina. In questo modo, l’operatore, o io stesso, abbiamo la possibilità di inquadrare in un monitor la composizione delle due mezze immagini che alla fine formano una sola e unica immagine!

Gli attori possono guardarsi in tempo reale, grazie ad un sistema simile al tele-suggeritore, come quelli che i giornalisti utilizzano in televisione per leggere un testo, solo che qui, al posto del testo, c’è l’immagine dell’altro attore.

Questo offre agli attori la libertà di recitare e d’improvvisare. Si dice spesso «Acting is reacting», cosa che ovviamente non è possibile con la famosa pallina da ping pong.

Non c’è niente di pre-calcolato, possiamo «sentire» la scena in funzione del ritmo e della recitazione degli attori.

Alla fine si ottiene un risultato «organico» che dà vita a questo mondo un po’ pazzo, dove le persone camminano sul soffitto, ma che, allo stesso tempo, somiglia tanto al nostro…

Juan Solanas