Achille Lauro con la sua “Me ne frego” è stato uno degli indiscussi protagonisti della 70esima edizione del Festival di Sanremo. Ecco perché ha deciso di provocare ad ogni esibizione.

Le luci di Sanremo 2020 si sono spente: è calato un “virtuale” sipario sul Teatro Ariston, palco che per cinque serate – dal 4 all’8 febbraio – ha ospitato una delle edizioni del Festival di maggior successo degli ultimi anni (scopri gli ascolti delle 5 serate di Sanremo 2020).

Tra gli artisti in gara nella sezione CAMPIONI, è sicuramente spiccata la figura di Achille Lauro, ottavo classificato della kermesse.

Classifica Finale di Sanremo 2020

Sul palco l’artista ha regalato delle performance ad alto impatto scenico, complici costumi mai banali e soprattutto con un significato ben preciso. E’ lo stesso Achille Lauro a spiegare perché ha deciso di portare a Sanremo uno spettacolo a 360°.

Achille Lauro: “vi spiego il mio Sanremo 2020”

Achille Lauro spiega in una lettera il suo progetto musicale e artistico:

Ho sempre contaminato un genere con l’altro, cercando di inventare musica non catalogabile ed impossibile da etichettare.

Un anno fa ho iniziato ad immaginare la mia musica in modo diverso: volevo creare una performance artistica che suscitasse emozioni forti, intense e contrastanti, qualcosa che in pochi minuti fosse in una continua evoluzione visiva ed emotiva. Una piece teatrale lunga 4 minuti.

Me ne frego è un inno alla libertà sul palco più istituzionale d’Italia. La mia speranza è che potesse scuotere gli animi degli insicuri e le certezze di chi è fermo sulle sue certezze, perché è sempre fuori dalla propria “zona di comfort” il posto in cui accadono i miracoli.

Me ne frego è un inno alla libertà di essere ciò che ci si sente di essere.

Me ne frego, vado avanti, vivo, faccio: questo è il messaggio che ho voluto dare con la canzone, è questo è il vero senso della scelta dei personaggi che io, il mio co-direttore creativo Nicoló Cerioni e il mio manager e responsabile progetto Angelo Calculli abbiamo pensato di portare sul palco dell’Ariston. Menefreghisti positivi, uomini e donne liberi da qualsiasi logica di potere.

Un Santo che se ne è fregato della ricchezza e ha scelto la “libera” povertà, un artista che se n’è fregato dei generi e delle classificazioni sessiste, una Marchesa che, a dispetto del suo benessere, ha scelto di vivere lei stessa come un’opera d’arte, diventando una mecenate fino a morire in povertà e una regina che ha scelto la morte, evitando di curarsi abdicando, pur di restare a proteggere e vivere per il suo popolo.

La condizione essenziale per essere umani è essere liberi.

Lauro