Città di Carta

Città di Carta è il film con Cara Delevingne e Nat Wolff tratto dall’omonimo romanzo di John Green. Ma cosa vuol dire “Città di Carta” e quale significato multiplo viene attribuito dall’autore all’espressione del titolo?

L’espressione “Città di Carta” è usata da Green in tre differenti accezioni, che si ricollegano alle tre diverse parti in cui è suddiviso il libro.

#1 I FILI

Nella prima parte, Margo e Q usano l’espressione “città di carta” in riferimento a Orlando, il luogo in cui vivono. Margo la chiama così perché sembra avere la consistenza della carta, con sole due dimensioni, pare essere pianificata dall’alto, è inconsistente, piatta e superficiale.

La metafora offre uno sguardo interiore, verso una società falsa e fondata sull’apparenza, guidata solo dal possesso, che trasforma le persone in burattini tutti uguali e privi di spessore “ragazzini di carta che bevono birra che qualche cretino ha comprato loro in qualche discount di carta”.

Ovviamente si tratta anche di un indizio, che però Q non riesce a percepire subito.

#2 L’ERBA

La seconda parte del libro porta Q a scoprire un nuovo significato di “città di carta”. Scopre che l’espressione può riferirsi a quartieri una volta abitati e successivamente abbandonati, che continuano ad esistere sulla carta, ma che nella realtà sono più simili alle città-fantasma. Il fenomeno è abbastanza comune in Florida e in alcune altre parti degli Stati Uniti.

#3 LA NAVE

La parte finale spiega a Q una terza interpretazione di “città di carta”. Si tratta di un particolare fenomeno cartografico per cui i cartografi inseriscono luoghi fittizi nelle proprie mappe, dei falsi topografici, in modo da assicurarsi che nessuno possa copiare il proprio lavoro, che resterà quindi protetto da copyright e assolutamente unico. Come una sorta di “firma” dell’autore.

E’ attraverso questo fenomeno che Q scopre l’esistenza di Agloe, una città fittizia, ma resa reale in virtù dell’essere posta su una mappa. E’ qui che la storia vede la sua realizzazione.

La spiegazione di John Green

“Essenzialmente, volevo una definizione diversa di “città di carta” per ogni sezione del libro, ognuna delle quali rappresentasse un modo differente dell’immaginazione di Margo proposta da Q.
Nella prima parte, Q vede Margo in una sola delle sue dimensioni. Per lui, la ragazza ha lo spessore della carta, non è nient’altro che l’oggetto del suo desiderio.
Nella seconda parte, lui vede una ragazza che è metà presente e metà assente, quindi inizia a pensare a lei con maggiore complessità, ma ancora senza pensare a lei veramente come un essere umano.
Nella parte finale del romanzo, l’immagine nel complesso riconnette Q a Margo, ma non nel modo in cui lui avrebbe sperato.”